
Irina
La storia di Iryna
Bucha, e l’orrore della guerra.
Iryna, è una donna di Bucha che racconta la sua esperienza durante l’invasione russa. Tra sogni infranti, dolore e speranza, la sua storia testimonia la forza e il coraggio di una famiglia e di un’intera comunità travolta dalla guerra.
Una vita normale spezzata
"Vivevamo a Bucha e, come ogni famiglia, sognavamo il futuro sereno e avevamo tanti progetti per la nostra vita," ricorda Iryna. Ma il 24 febbraio 2022 tutto cambiò. La famiglia si svegliò al suono di forti esplosioni. La notizia dell’invasione russa sembrava irreale.
Nonostante il caos, Iryna cercò di mantenere la routine. Quel giorno prese il treno per andare al lavoro a Kiev. “Era impossibile credere che qualcosa del genere potesse accadere,” racconta. Ma al lavoro, la realtà la colpì: era iniziata una guerra. Sconvolta, tornò a casa attraversando una città bloccata. Camminò a lungo, finché non fu aiutata da alcune persone gentili che la portarono a casa. “Volevo solo vedere mio figlio e mio marito,” dice, ricordando il marito Igor, che si stava riprendendo da un difficile intervento chirurgico.
La guerra arriva a Bucha
Il 25 febbraio, la situazione si fece critica. I carri armati entrarono in città e gli aerei russi sfrecciavano sulle loro teste. Il suono delle esplosioni era continuo e i soldati russi saccheggiavano negozi e farmacie, aumentando il caos. “Non c’era più alcuna mezzo di comunicazione; non capivamo cosa stesse accadendo.”
La famiglia si rifugiò nel seminterrato, dove trascorse tre giorni senza mai uscire. “Dentro c’erano altre famiglie, gatti e cani. Condividevamo tutto ciò che avevamo.” Quando finalmente uscirono, la vista era devastante: corpi di civili giacevano nelle strade, inclusi i vicini. “Un uomo era stato ucciso sul balcone mentre fumava una sigaretta. Non c’era modo di seppellirlo, così rimase lì per giorni.”
La fame e il freddo peggiorarono la situazione. Condividere il cibo rimasto era l’unico modo per sopravvivere. “Cucinavamo nel cortile, accendendo un fuoco. tutti sognavano almeno un pezzo di pane.”
Il coraggio di proteggere chi si ama
Un giorno, Iryna venne a sapere che la casa della suocera, fuori città, era stata colpita da un missile ed era in fiamme. Decise di andare a controllare, nonostante i pericoli. Per proteggersi dal rischio di violenza sessuale da parte dei soldati russi, si travestì: “Mi truccai in modo terribile, indossai vestiti sporchi e mi spalmai le mani con un unguento maleodorante.”
Insieme al marito, attraversò strade disseminate di corpi e carri armati bruciati, superando posti di blocco controllati dagli occupanti. “Chiesi hai soldati russi di non spararci alla schiena,” racconta. Raggiunsero la madre di Igor e si assicurarono che fosse viva. Fu allora che capirono che dovevano andarsene, anche per proteggere loro figlio Erik e la sua psiche da un trauma insostenibile.
La fuga da Bucha
Prepararono uno zaino con documenti, denaro e i numeri di telefono di parenti e amici, poi affidarono il figlio al vicino di casa. "Gli promettemmo che saremmo tornati presto, anche se dentro di noi temevamo che quella potesse essere l'ultima volta che lo vedevamo," ricorda Iryna con emozione.
La famiglia recuperò l’auto, parcheggiata fuori città, e si unì a un convoglio diretto fuori da Bucha attraverso un corridoio verde. Durante il viaggio dovettero fermarsi ai posti di blocco russi, dove soldati armati di mitragliatrici li sottoposero a interrogatori rigidi e minacciosi. "Siamo stati fortunati," ammette Iryna. "Non tutti hanno avuto questa possibilità."
Il ritorno a casa
Ad aprile, quando Bucha fu liberata dall’esercito ucraino, Iryna e la sua famiglia tornarono al loro appartamento. “Non c’erano finestre integre, i muri erano danneggiati dalle esplosioni, e i russi avevano rubato tutto ciò che potevano, anche la biancheria intima di mio marito, ma quella era casa nostra.” La famiglia iniziò a riparare ciò che era rimasto, decisa a ricostruire il loro appartamento.
“Non dimenticheremo mai ciò che abbiamo visto. I corpi delle persone uccise resteranno sempre nei nostri ricordi. Prometto a me stessa che non mi trasformerò mai più in una vecchia strega, perché sono una donna e devo restare attraente,” dice Iryna con una punta di speranza.
Un messaggio di gratitudine e speranza
“Ringrazio mio figlio Erik, mio marito Igor, e tutti i parenti, vicini e amici che ci hanno aiutato a sopravvivere. Ringrazio l’esercito ucraino per aver liberato Bucha e Dio per averci protetti.”
“Credo che la guerra finirà con la vittoria dell’Ucraina. Ricostruiremo ogni pezzo della nostra terra e torneremo a sognare.”









