La Pasqua a Olympos
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La Pasqua ortodossa a Olympos, Karpathos: un viaggio nel cuore della tradizione
Nel cuore dell’isola di Karpathos, sospeso tra cielo e mare, sorge il villaggio di Olympos. Un luogo fuori dal tempo, dove le tradizioni bizantine sopravvivono intatte, scandendo il ritmo della vita quotidiana. Qui, la Pasqua ortodossa (Πάσχα) non è solo una celebrazione religiosa, ma un’esperienza totalizzante, un intreccio di fede, memoria e comunità che si ripete immutato da secoli.
Le strette stradine acciottolate si riempiono di canti, le case bianche e azzurre si adornano di fiori, e il profumo del pane appena sfornato si mescola all’incenso che aleggia nell’aria. La Pasqua, per gli abitanti di Olympos, è il momento più sacro dell’anno, un ponte tra passato e presente, tra i vivi e i morti.
Settimana Santa: il tempo della preparazione
Nei giorni che precedono la Pasqua, il villaggio si trasforma. Le donne, vestite con i loro abiti tradizionali, impastano i koulourakia, biscotti dolci intrecciati a mano, e il tsoureki, il pane soffice arricchito con semi di sesamo e profumato di mahlep. Negli angoli delle strade, gli uomini lavorano il legno per riparare le icone della chiesa e i candelabri, mentre i bambini tingono le uova di rosso, simbolo del sangue di Cristo.
L’attesa cresce, e con essa il raccoglimento spirituale. Le campane suonano con un rintocco lento e grave, segnalando il dolore della Passione.
Venerdì Santo: il corteo dell’Epitáphios e il legame con i defunti
Il Venerdì Santo è il giorno del lutto e della memoria. Al tramonto, tutta la comunità si riunisce nella chiesa principale per la processione dell’Epitáphios, il baldacchino sacro che simboleggia il sepolcro di Cristo. A Olympos, però, questa cerimonia assume un significato ancora più profondo e intimo.
Qui, l’Epitáphios viene decorato anche con le fotografie dei defunti, un gesto che lega il presente al passato, il sacro al personale. Il corteo, illuminato solo dalla luce fioca delle candele, attraversa il villaggio in un silenzio solenne. Ogni famiglia attende davanti alla propria casa con le porte spalancate: quando l’Epitáphios arriva, il sacerdote si ferma per benedire la soglia, e i nomi dei defunti vengono sussurrati nella preghiera collettiva.
Non è solo un rito religioso, ma un ritorno dei morti tra i vivi, un atto di amore e di speranza.
La Notte della Resurrezione: il trionfo della luce
Il Sabato Santo è il giorno dell’attesa. La chiesa è gremita, le icone brillano sotto la luce tremolante delle candele, e il canto del coro riempie le navate.
Poi, allo scoccare della mezzanotte, il buio. Il sacerdote esce dall’altare con una candela accesa e proclama:
- "Δεῦτε λάβετε φῶς!" (Venite a prendere la luce!)
Da quella piccola fiamma si accendono tutte le candele dei fedeli, fino a quando il villaggio si illumina di una luce calda e vibrante. I fuochi d’artificio esplodono nel cielo, mentre la gente si scambia il saluto pasquale:
- Χριστός Ανέστη! (Cristo è risorto!)
- Αληθώς Ανέστη! (Davvero è risorto!)
La festa è iniziata.
Domenica di Pasqua: la gioia della comunità
La Domenica di Pasqua è il giorno della celebrazione e della convivialità. L’intero villaggio si riunisce nelle piazze e nei cortili delle case, dove gli spiedi girano lentamente, arrostendo l’agnello pasquale. L’aria è impregnata del profumo di carne e spezie, mentre le tavole si riempiono di piatti tradizionali: magirítsa, la zuppa di frattaglie servita dopo la Veglia, dolmades, foglie di vite ripiene, e formaggi freschi accompagnati dal vino locale.
La musica prende il sopravvento. Uomini e donne, vestiti con i costumi tradizionali, si prendono per mano e iniziano a danzare, seguendo il ritmo delle antiche melodie di Karpathos. I bambini corrono tra le strade, rompendo le uova rosse in una sfida di buon auspicio, mentre gli anziani raccontano storie di Pasque passate, rafforzando il legame tra generazioni.
In questi giorni, Olympos non è solo un villaggio, ma un’anima collettiva, un luogo in cui la comunità si riunisce, si riconosce e si rafforza nella sua identità culturale.
Il Giorno dei Morti: il filo invisibile tra passato e presente
Ma la memoria dei defunti non si ferma alla Pasqua. Nella seconda domenica dopo Pasqua, gli abitanti di Olympos celebrano una ricorrenza ancora più intima e toccante: il Giorno dei Morti, noto anche come Ψυχοσάββατο (Psichosavvato).
In questa giornata, le famiglie visitano le tombe dei propri cari, portando con sé cesti di cibo e vino, che vengono condivisi tra amici e parenti in segno di comunione con i defunti. Si preparano i kollyva, piatti a base di grano bollito, melograno e noci, offerti durante le preghiere in chiesa e poi distribuiti ai presenti.
Anche in questa occasione, il rito assume un significato profondo: non è solo un momento di lutto, ma un gesto di continuità tra le generazioni, una testimonianza di come la vita e la morte siano intrecciate nella visione spirituale della comunità.
Un’eredità che resiste al tempo
A Olympos, la Pasqua e il Giorno dei Morti non sono semplici festività, ma pilastri della cultura locale. In un’isola come Karpathos, dove le tradizioni resistono al tempo e alla modernità, questi riti rappresentano molto più che una celebrazione religiosa: sono l’essenza stessa dell’identità dell’isola.
È una promessa di continuità, un filo invisibile che collega il passato con il futuro, la terra con il cielo, i vivi con i morti.

















